La Via Fulvia

Vestigia romane a San Paolo Solbrito

Fa parte della natura umana essere tanto più fieri del proprio paese quanto più si riescano a trovare dei fatti storici che lo colleghino ad un remoto passato. In una regione come il Piemonte, marginale rispetto ad altre regioni d’Italia per quanto concerne la presenza di testimonianze della civiltà romana, poterne illustrare qualcuna è sempre un fatto importante, che sarebbe un errore trascurare.

Nello sviluppo di quella straordinaria civiltà, le strade svolsero un ruolo fondamentale: attraverso esse transitavano le legioni in marcia a difesa dei territori soggetti a Roma, si scambiavano le merci, ma venivano altresì veicolate la cultura e le idee che dalla Capitale si irradiavano in tutti i suoi domini.

Perciò, attraverso le grandi strade consolari, si diffuse a macchia d’olio per tutto l’impero anche lanuova religione, giunta a Roma dall’Oriente, che adorava un Falegname morto in croce come un malfattore, e i cui seguaci, pronti a renderne testimonianza col proprio sangue, asserivano essere risuscitato dopo tre giorni, perché era il Figlio di Dio, anzi Dio Lui stesso.

È perciò assolutamente certo che i primi missionari del Cristianesimo, spingendosi a nord per evangelizzare le Gallie, transitarono nell’astigiano attraverso una di quelle strade, cioè la Via Fulvia, e che in queste contrade fecero i primi proseliti e fondarono le prime comunità di fedeli.

Nella rete stradale romana, che in epoca imperiale aveva uno sviluppo di circa 80.000 chilometri, la Via Fulvia, pur non essendo uno dei tronchi principali, era però quella che, congiungendosi ad altre più importanti, univa Roma ad Augusta Taurinorum, l’odierna Torino. Di qui, per Segusium (Susa), il Mons Matronae (Monginevro) e Brigantium (Briançon), si superava la barriera delle Alpi e si penetrava nella Gallia Narbonensis (Alta Provenza).

Figura 1 – Tracciato della Via Fulvia e sue diramazioni (Nela cerchio viola, la zona di San Paolo Solbrito)

Da Roma, con la Via Flaminia, ci si portava ad Ariminum (Rimini), da cui partiva la Via Emilia, che univa Ariminum con Placentia (Piacenza). A Placentia si incontrava la Via Postumia, che congiungeva Aquileia, nel Friuli, con Genua (Genova). Percorrendo un breve tratto di quest’ultima si arrivava a Dertona (Tortona) donde si dipartiva la Via Fulvia, che per Forum Fulvii (Villa del Foro, nei pressi di Alessandria), Hasta (Asti), Carea Potentia (Chieri) e Testona arrivava finalmente ad Augusta Taurinorum; due diramazioni univano Hasta a Pollentia (Pollenzo, presso Bra) e a Industria, l’attuale Monteu da Po (Figura 1).

Scopo di questo articolo non è ovviamente seguire tutto il lungo tracciato della Via Fulvia, ma concentrare la nostra attenzione sul tratto che da Asti portava all’interno dell’attuale territorio di San Paolo Solbrito.

Nonostante la cura con cui i Romani costruivano le loro strade militari e la robusta base di pietrisco e malta che supportava le grandi e spesse lastre di pietra che ne costituivano il rivestimento superficiale, i resti della Via Fulvia venuti alla luce sono assai scarsi. Di conseguenza, per ricostruirne l’andamento, ci si deve basare su delle congetture e sul tracciato delle strade riportato nelle mappe più antiche, tenendo presente che nel XVI e XVII secolo esse si identificavano in larga misura con quelle medioevali, le quali a loro volta ricalcavano le strade romane preesistenti.

Da quanto si ricava dalle varie fonti documentali, il tracciato da Asti a Villafranca sembrerebbe non presentare alcuna incertezza, ma la realtà è invece alquanto diversa.

La strada partiva da Asti in corrispondenza dell’attuale Porta Torino, superava il corso del torrente Borbore, toccava il sito dove ora sorge il Cimitero, volgeva verso Revignano, proseguiva per il “Caplè” importante cascina nei pressi di Baldichieri e, per la Cascina Gambetta, perveniva a Villafranca tra Bellotto e gli Antoniassi.

Purtroppo le notizie riguardanti il tratto tra Revignano e Baldichieri non sono sufficientemente dettagliate e perciò si può solo tentare di ricostruirne l’andamento attraverso congetture ed ipotesi. Ci aiuta però un fattore molto importante, con il quale vagliare le varie ipotesi, scartando quelle che lo contraddicono: si tratta della assoluta certezza che la nostra strada passava per Dusino, e soprattutto che questa località veniva raggiunta esattamente dopo dodici miglia da Asti.

Figura 2 – Il Mulino di Traversola

Il nome Dusino, infatti, deriva dalla trasformazione o deformazione di “Ducinum”, che a sua volta è il risultato della storpiatura di “Duodecimum”, che sta per “ad Duodecimum Lapidem”, espressione in latino, che significa luogo dove si trova la dodicesima pietra miliare”. I Romani, gente pratica e precisa, indicavano lungo le strade la distanza percorsa dal punto di partenza ponendo, ad ogni miglio, delle grosse pietre numerate. Pertanto a Dusino, lungo la Via Fulvia, era situata la dodicesima pietra miliare, che indicava che da Asti si erano percorse 12 Miglia. Dato che il Miglio romano era di 1480 metri, se ne desume che Dusino distava da Asti 17,8 chilometri. Ora sulla Strada Statale SS10, che è la via più breve da Porta Torino a Dusino la distanza è di ben 19 chilometri, mentre su un qualunque tracciato che passi da Revignano essa aumenta di 1 o 2 chilometri. In una pubblicazione su Villanova d’Asti del 1985 (1), si afferma che il borgo di Dusino, in epoca romana, non era sul piano, come ora, bensì nella valle in corrispondenza grosso modo del Mulino di Traversola (Figura 2).

Se ora, sulla scorta di quest’ultima notizia, tenendo conto dei punti sicuri di passaggio, che sono Revignano, il “Caplè” e Gambetta, e considerando che la via meno faticosa, perché con meno saliscendi è quella dei fondovalle lungo i corsi d’acqua, e cioè quelli del Borbore e del Triversa, possiamo ipotizzare che il percorso fosse assai prossimo a quello della Ferrovia Torino-Genova, almeno fino a Villafranca (Linea verde di Figura 3).

Figura 3 – Il tracciato della Via Fulvia da Asti a Baldichieri (Carta dello Stato Maggiore Sardo, scala 1:50000)

I ragionamenti fatti per riportare sulla Carta Topografica questo ipotetico tracciato vengono felicemente premiati dal riscontro chilometrico: infatti la distanza che separa Porta Torino ad Asti dal Mulino di Traversola, ipotetico sito di Duodecimum, è compresa tra 17,5 e 18 chilometri.

Veniamo adesso al cuore del problema: che percorso seguiva la Via Fulvia per salire dalla valle al piano e come intersecava il territorio di San Paolo Solbrito? Il De Canis (2), e con lui Niccola Gabiani (3), insigni storici astigiani, sostengono che dopo Bellotto la strada piegasse verso Nord, lungo il rio Traversola e quindi salisse al piano passando tra Solbrito e San Paolo. Anche Renato Bordone (4), illustre storico villafranchese, concorda sul fatto che il tracciato seguisse il rio Traversola, anzi aggiunge, sulla base di un manoscritto del XVI secolo (5), che fosse leggermente a sinistra (Ovest) di detto rio; questa strada era ancora in buone condizioni fino agli anni ’60, ma è poi stata sconvolta dalla costruzione dell’ Autostrada Torino-Piacenza.

A differenza, però, degli altri due citati autori, Bordone ritiene che la Via Fulvia abbandonasse il fondo valle prima di Solbrito.

In Figura 4 si è provato a tracciare, sulla tavoletta in scala 1:25000 “Montafia” dell’Istituto Geografico Militare, le suddette ipotesi di salita, sulla base diquanto riportato dalle più antiche mappe del territorio e da alcune considerazioni di carattere pratico.

Figura 4 – Ipotesi di tracciato della Via Fulvia dalla Valle Traversola al Pianalto

In colore verde e contrassegnato dalla lettera A è il tracciato che trova concordi tutti gli storici citati.

L’ipotesi De Canis-Gabiani è tracciata in colore verde brillante e contrassegnata dalla lettera B: essa sale effettivamente tra Solbrito e San Paolo, passando in lieve pendenza nei pressi del Cimitero di Solbrito, dove ancor oggi una carrareccia piuttosto malconcia aggira il sommo della collina su cui sorge il Castello e prosegue oltre il ponte della ferrovia, sempre in leggera salita, lungo la Via Ronco e quella che un cartello dipinto a mano denomina “Strada Comunale Boranco” (Boranco è comunque un toponimo assai antico e documentato) e sbuca nella Provinciale per Dusino, circa 200 metri a Sud del ponte sull’autostrada (Figura 5). A sostegno di questa ipotesi, per quanto concerne soprattutto il tratto terminale, ci sono tre considerazioni: 1) è il tracciato meno ripido; 2) ancora nel XVII secolo non esisteva a Solbrito il tratto di Via Maestra tra Via Gentile e Via Ronco; 3) esisteva una tradizione locale, che ho potuto ancora raccogliere da ragazzo presso alcuni anziani solbritesi, secondo cui la cosiddetta Strada Boranco “a l’era la stra’ dij roman”.

L’ipotesi Bordone, e cioè la risalita al piano prima di Solbrito, potrebbe coincidere grosso modo con la strada che passa per la Cascina del Turco e la Cascina dell’Angelo Custode, tracciata in violetto e

contrassegnata con la lettera C, oppure con quella, che risale lungo la spalla settentrionale del vallone di Corraudia e, col nome di Strada del Cavallero, sbuca sul piano di fronte alla Cascina la Fabbrica, tracciata in giallo e contrassegnata dalla lettera D; la mia opinione è che, per la pendenza eccessiva di alcuni tratti, quest’ultima alternativa sia poco probabile.

Raggiunto il Pianalto, la Via Fulvia proseguiva, in direzione Nord, per Mercurolio, villaggio ormai

scomparso situato poco prima di Buttigliera, e seguiva sostanzialmente il tracciato della strada provinciale SP16 (tracciato verde contrassegnato dalla lettera A); da Mercurolio piegava ad Ovest e, per Celle ed Oviglia, raggiungeva Ripae Oppidum, l’attuale Riva presso Chieri.

Figura 5 – Sbocco della Strada “Boranco” nella Strada Provinciale SP16

Da tutto ciò si possono trarre due conclusioni inoppugnabili:

1) Qualunque sia il percorso di salita, se B, C o D; esso passa per il territorio di San Paolo Solbrito;

2) In ogni caso, per toccare Dusino, se esso si fosse trovato dov’è attualmente, la Via Fulvia avrebbe dovuto, raggiunto il piano, scendere verso Sud, cioè in direzione opposta a quella con cui doveva invece proseguire; questa considerazione, oltre al già discusso fattore della distanza, avvalora l’ipotesi che Dusino-Duodecimum fosse situato nella valle.

Qualcuno potrà infine obiettare che si son fatte coincidere le varie ipotesi con tracciati riportati da una carta topografica del 1964. Rispondo che tali tracciati erano già presenti in una mappa del XVII secolo, intitolata “TOPOGRAPHIA . DE TERRITORI DI VILLANOVA S.PAOLO SOLBRICO DUZINO S.MICHELE E CONFINI”, purtroppo in condizioni di conservazione tali da non poter essere efficacemente riprodotta, ma consultabile da chi fosse eventualmente interessato. Come già detto precedentemente, le strade di quel tempo risalivano sostanzialmente al Medio Evo ed, in molti casi, all’Epoca Romana; infine, quando si tratta di questa materia, occorre sempre tenere ben presente un principio fondamentale, che sembra un gioco di parole: “le strade passano dove possono“.


Carlo Alberto Goria

NOTE:

(l) F. Tessiore: ”Riscopriamo Villanova”, Gruppo Culturale ”Maria Minelli”, 1985. Nota 5, pag. 4.

(2) G.S. De Canis: ”Dell’antico contado d’Asti e dei contadi minori e delle corti dell’Astigiana”, manoscritto, Asti 1810.

(3) N. Gabiani: ”Asti nei principali suoi ricordi storici”, vol.I, Asti, Tipografia Michele Varesio, 1927, pagg. 35-36.

(4) R. Bordone: ”Una valle di transito nel gioco politico dell’età sveva”, Bollettino Storico Bibliografico Subalpino, 1975, pag. 120.

(5) Anonimo: ”Notizie storiche su Valfenera”, manoscritto, Storia Asti, XLIV; riportato in G. Sticca: ”Guerriglie del secolo XVI in Piemonte I fortilizi di Villanova e Valfenera durante le guerre franco-ispane”, Rivista Militare Italiana, dispensa VIII, Enrico Voghera Tipografo, Roma, 1902.

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